Maghe e medichesse: il sapere delle donne alchimiste

Gennaio 27, 2018 46618 Visite Caterina

 

L’alchimia è una scienza simbolica e affascinante sconosciuta ai molti e ignorata dai più. Sappiamo molto dei grandi alchimisti ma cosa conosciamo delle donne alchimiste?

Per una donna che si immerge in questo mondo è un po’ deludente vedere quanto gli ordinamenti iniziatici e la letteratura alchemica siano basati su modelli primariamente maschili.

Certamente non si possono incriminare per questo i grandi maestri iniziati e ancor meno la scienza alchemica che mai escluse le donne dal praticarla.

Quest’Arte non fu mai un universo esclusivamente maschile e venne applicata nel tempo anche da grandi iniziate e alchimiste. Purtroppo se queste ultime rimasero nell’ombra fu a causa dell’oscurantismo femminile dettato dai differenti periodi storici.

 

 

La trasmissione femminile nell’Arte Alchemica

 

J.W. Waterhouse, I am Half-Sick of Shadows, said the Lady of Shalott, 1916

 

La trasmissione segreta del sapere alchemico è ciò che rese grande questa scienza. 

Se per gli uomini era difficile accedere a quest’arte, che si trasmetteva segretamente per via iniziatica, per le donne era di gran lunga più complesso.

Nonostante questo, in base ai limiti religiosi e sociali delle diverse epoche, anche le donne a periodi alterni poterono dare il loro contributo alla Grande Arte.

La presenza femminile infatti risultava forzatamente limitata essendo subordinata a due cose: la cultura e la disponibilità finanziaria. Purtroppo sappiamo che entrambe furono quasi del tutto assenti nel genere femminile e questo ci dà la certezza che quando essa si espresse fu quasi esclusivamente in ambito aristocratico.

 

 

Cosa significa seguire la via alchemica

 

L’alchimia è un insieme di conoscenze filosofiche e pratiche magico/esoteriche che si manifestarono attraverso il linguaggio di varie discipline come la metallurgia, la chimica, la medicina, l’erboristeria etc…

Questa scienza, chiamata anche l’Ars Regia, studia con un linguaggio cifrato l’animo umano attraverso l’osservazione della natura, dei suoi meccanismi e dei suoi segreti.

Per molti le applicazioni dell’alchimia si estesero a vari campi del sapere nel tentativo di raggiungere la panacea universale e l’immortalità dell’uomo.

In realtà i saperi alchemici, trasmessi da un linguaggio in codice, venivano travestiti da sperimentazioni tecniche per nascondere la più alta trasmutazione dell’animo umano.

Per queste ragioni solo in pochi ebbero accesso a questi percorsi iniziatici.

A causa dell’inquisizione e della censura, l’alchimia attraversò delle fasi molto difficili. Questo fatto ancora oggi rende contorta ed ermetica la comprensione dei trattati e delle immagini da essa derivati.

 

 

La natura, donna e maestra di alchimia

 

La simbologia alchemica è permeata di femminile.

Se ci si attinge a studiarla infatti la più grande detentrice del sapere alchemico risulta essere proprio la Natura, madre e maestra del philosofo.

 

La natura è la tua guida, e tu per l’arte, segui i suoi passi.
Ti smarrirai se essa non è la tua compagna lungo la via.

 Atalanta Fugiens, XLII

 

Attraverso l’osservazione e l’imitazione della natura, l’alchimista cercava di esplorarne il sapere.

Il grembo della terra era l’officina del grande AlchimistaLa natura è infatti il ventre da cui scaturisce ogni forma di vita organica e inorganica.

Ogni esperienza vivente è il frutto di questo straordinario processo alchemico ritmico e costante che trasforma e trasmuta ogni creazione vivente che esiste.

Per questa ragione, nessuno più di lei poteva mostrare allo studioso i principi dell’Arte.

 

Medichesse, erboriste e studiose: La sapienza delle alchimiste

 

Evelyn De Morgan, The love potion, 1903

 

L’apporto femminile alla scienza alchemica fu segnato da un vivo interesse per le arti curative che posero le basi dell’attuale scienza medica ed erboristica.

Queste donne esplorarono l’aspetto curativo delle piante, come anche l’uso e la fabbricazione di balsami, medicamenti e profumi.

Lo stesso avvenne per l’Arte Ostetrica, lasciata praticare alle donne in quanto sporca, che vide l’applicazione delle mani esperte delle levatrici. Niente era più vicino al processo alchemico quanto la pratica ostetrica.

L’obiettivo della levatrice infatti era di portare alla luce una saggezza incubata a lungo nel più oscuro e segreto dei luoghi, l’utero materno. È a queste levatrici che oggi si devono le conoscenze del parto, dell’aborto e delle bevande per alleviare i dolori.

A differenza di quanto accade nel mondo moderno infatti, nel mondo antico non vi era un’iperspecializzazione del sapere, e tutte le arti convogliavano alla creazione di un’unica e complessa conoscenza.

Per questo motivo era comune che un’erborista fosse anche levatrice e guaritrice, o che un filosofo fosse anche matematico e astrologo.

 

 

La Spagyria e l’intuito delle alchimiste

 

I saperi dedicati alla cura furono per molto tempo parte delle competenze alla base della libera espressione femminile e trasmessi da madre in figlia per la cura della propria famiglia.

Nel caso specifico, le alchimiste si contraddistinsero sempre per un acuto intuito che le rese capaci di interpretare con più facilità i segni simbolici della natura, qualità innata femminile.

Questa dialogo naturale tra la donna e la natura portò molte di loro a sviluppare una via di esplorazione olistica dell’animo umano su cui si rifletteva l’immagine dell’universo e il processo di guarigione.

Dai loro studi si sviluppò in maniera eccellente il sapere della SpagyriaQuest’arte antica si occupava di applicare la filosofia alchemica agli estratti vegetali.

 

Come Herbariae, Levatrici, Medichesse e Alchimiste divennero Streghe

 

J.W.Waterhouse, Jason and Medea, 1917

 

Le pratiche mediche, ostetriche ed erboristiche fin dall’epoca classica erano parte del bagaglio conoscitivo di qualunque giovane donna.

L’antichità di queste conoscenze, trasmesse per via orale, aveva sviluppato nella gente una particolare percezione di queste donne.

In epoca classica nell’immaginario popolare vi era l’idea che l’antico sapere della medichesse giungesse da rivelazioni riconducibili alle dee e semidee che erano anche sacerdotesse e sibille delle pratiche magiche.

Queste figure di donne selvagge e indipendenti spaventava molto il mondo maschile che per poterle gestire tentò di ridimensionarle e dominarle con il giudizio sacrilego di streghe.

Come sostiene la D’Abrosca nella sua tesi, l’incubazione di questa idea e il passaggio da sacerdotessa a strega non trovarono origine nel medioevo, come è naturale credere, ma iniziarono a covarsi già in epoca classica.

L’avvento del cristianesimo ne segnò solo la definitiva condanna.

Mai come allora si visse un momento tanto difficile per l’accettazione delle pratiche erboristiche e mediche, che vennero condannate come pagane.

 

 

La persecuzione del femminile

 

 

Magia, alchimia ed astrologia entrano nell’occhio della persecuzione. Seppur continuarono ad esistere maghi, alchimisti ed astrologi, il trattamento che venne riservato alle donne fu del tutto particolare.

Quando si analizza questo particolare periodo storico è perturbante osservare come improvvisamente quelle donne esperte medichesse divennero pericolose streghe.

Le tradizioni pagane si tramutarono in diaboliche così come anche “i maneggi diabolici, le scienze diaboliche, gli amuleti diabolici e gli incantesimi diabolici”.

Le prime persecuzioni furono violente ma peggiorarono nel tempo.

Il tentativo di espropriare e colpevolizzare le donne del proprio sapere obbligherà queste conoscenze ad attraversare questo difficile periodo storico in gran segretonella più assoluta coercizione.

Posto che come insegna la storia è possibile che dietro qualche alchimista si nascondesse il volto di una donna, ecco spiegato perché ancora oggi sembra quasi del tutto assente o scomparsa la sapienza delle alchimiste. 

 

Conclusione

 

L’esclusione delle donne dalla storia ha attraversato tutte le arti ma non per questo ne abbiamo perso memoria. Conoscere i fatti è sempre un’opportunità che la storia ci offre per elaborare eventi lontani che ancora sopravvivono nel nostro inconscio.

Nonostante tutto, alcune cose non sono mai andate cancellate. Parlo della memoria profonda che custodisce ogni donna nel suo grembo e di quel profondo fascino verso la guarigione e la medicina naturale, che forse mi sbaglierò, ma prima o poi salta fuori nel cammino di una donna.

Questo succede perché malgrado i secoli di oscurantismo, niente e nessuno ha mai potuto cancellare ciò che la donna è per un fatto innato: una potente guaritrice.

 

 

 

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Bibliografia

Arnould Colette, La stregoneria. Storia di una follia profondamente umana, Edizioni Dedalo, 1992
D’Abrosca Cecilia, Un’antropologia delle herbariae. Origini della persecuzione femminile durante l’Inquisizione spagnola, tesi di laurea, reperibile all’indirizzo Tesi di Laurea, a.a.2013-2014>
Gebelein Helmut, Iniziazione all’alchimia, Edizioni Mediterranee, 2003
Maderna Erika, Medichesse: la vocazione femminile alla cura, Aboca Edizioni, 2012
Signore Giancarlo, Alchimia: Evoluzione ed involuzione della Grande Arte, Edizioni LSWR, 2017

Web

Maderna Erika, L’alchimia un lavoro da donne, Scienza alchemica ed elites femminili attraverso i secoliWall street International, 2012
Mathieu Léon, L’alchimie est-elle vraiment un travail de femme ?, Éditions des Gouttelettes de Rosée, 2016
Foti Sciavaliere Sara, Le alchimiste: un’elites di scienziate, Il contributo delle donne all’arte alchemicaRivista ripensandoci. Salotto di cultura e attualitá, 2015

 

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