Le druidesse celtiche: sagge sacerdotesse dell’antica religione

Aprile 26, 2018 33957 Visite Caterina

 

 

 

Ognuno di noi conserva in se un’immagine leggendaria dei druidi. Al ricordo lontano di chi fossero questi vecchi saggi, e di chi e cosa si nascondesse dietro la leggendaria figura di Morgana la domanda è una: chi erano le druidesse?

La parola druido (saggio delle querce) essendo neutra e priva di valenza di genere non ci viene in aiuto. Per ricondurci all’esistenza delle druidesse dobbiamo fare appello alle antiche testimonianze ascrivibili alla tradizione classica e medioevale che raccontano di antiche comunità sacerdotali esclusivamente femminili.

Queste sacerdotesse furono testimoniate anche da diverse iscrizioni rivenute in Francia ad Arles, a Metz, o a Le Prugnon durante gli scavi archeologici. Ciò nonostante in epoca medioevale alcuni studiosi tentarono di metterne in dubbio l’esistenza per negare alle donne un ruolo attivo come guide spirituali. 

I druidi e le druidesse non furono solo figure leggendarie. E a discapito di quanto si creda, nel mito irlandese le sacerdotesse celtiche non si limitarono ad essere profetesse e veggenti, ma furono anche donne sagge, guaritrici, poetesse, maghe ed erboriste.

 

L’esistenza delle druidesse

 

The Druidess, Armande Laroche

 

Che le druidesse esistettero è quasi certo. Ciò che non è chiaro è se fossero delle profetesse, delle sacerdotesse o delle guerriere. Le fonti infatti non aiutano a coglierne pienamente il ruolo che appare alquanto complesso. Inoltre, bisogna considerare che la società celtica tenne sempre nascosti gli ambiti del proprio sapere sacerdotale al popolo greco.

L’assenza di fonti dirette non aiuta a sbrogliare l’enigma e ci porta a pensare che l’iniziazione delle sacerdotesse passasse attraverso lo sviluppo di diverse abilità che affascinarono e suggestionarono i popoli con cui entrarono in contatto.

 

 

Le donne celtiche

 

Sebbene la libertà della donna in epoca greca e romana fosse assai limitata non fu lo stesso per i celti. Il ruolo della donna nel popolo celtico era molto diverso nonostante la condivisione di simili origini.

Questa società era infatti di tipo gilanico e manteneva un sistema perfettamente equilibrato tra maschile e femminile, privo di gerarchia centralizzata.
Le donne presso i celti godevano di ampie libertà e assumevano ruoli di grande potere e responsabilità che facevanno impallidire gli uomini di quelle società basate sull’asservimento femminile. 

Queste notizie ci arrivano dai romani stessi che furono sempre intimoriti da queste temibili figure femminili che ricoprivano ruoli di non poco conto non solo come regine ma anche come indomite guerriere.

 

 

 

Il ruoli delle donne celtiche

 

Sacerdotesse

 

Dalla serie tv “Britannia”

 

Seppur le prove siano sempre incerte sappiamo che vi furono presso i Celti delle Sacerdotesse chiamate in lingua irlandese Bandrui, del quale si ignora se appartenessero nello specifico all’ordine druido .

Nella tradizione irlandese infatti il sacerdozio celtico veniva suddiviso in varie figure di druidesse, a cui venivano assegnati diversi nomi:

Bandrui – donna-druido
Banfile – donna-poeta
Banfaith – donna-indovino

Dalle numerose fonti classiche pare che queste sacerdotesse celtiche Brandrui vivessero usualmente in isolette dove risiedevano nelle proprie comunità sacerdotali femminili il cui accesso era vietato agli uomini.
Similmente a quanto raccontato 
nel ciclo arturiano per l’isola di Avalon, l’isola mitica e invisibile immersa in una fitta nebbia, sono tantissime le testimonianze di questi luoghi dove pare si svolgessero cerimoniali sacri e iniziazioni in onore dell’Antica dea.

 

Testimonianze di sacerdotesse


Furono molti gli autori latini e greci
 come Artemidoro, Strabone, Pomonio Mela, Tacito, Plutarco etc… che testimoniarono di queste isole e comunità.

Strabone, ad esempio, storico greco del I secolo, affermò l’esistenza di un’isola sulla foce della Loira dove risiedeva una comunità esclusivamente femminile appartenente alla tribù dei Namneti. Questo popolo gaelico-celtico è confermato dalla ricerca archeologica. Sempre secondo la fonte, le sacerdotesse di questa comunità si allontanavano dall’isola solo per incontrare i propri mariti.

Ancora, il geografo romano Pomponio Mela (nel De Chorographia) ci racconta di nove vergini sacerdotesse:

Sena, nel mare britannico, di fronte al litorale, presso gli Osismii, è degna di nota per l’oracolo della divinità gallica le cui sacerdotesse, si dice, sono nove vergini perpetue. Esse sono chiamate Gallisenae; pretendono di calmare, con i loro canti e con i loro singolari artifici, i mari in tempesta e i venti e di trasformarsi in qualsivoglia animale. Sanno guarire quello che altri non riescono a guarire e sanno predire il futuro.

 

Profetesse

 

Angelica Huston in “le nebbie di Avalon”

 

Ma queste donne non furono solo sacerdotesse. Si è parlato a lungo infatti del dono profetico delle druidesse, della veggenza e delle loro capacità divinatorie.

Vobisco nella Historia Augusta ci racconta vari episodi e narra come Diocleziano, Alessandro Severo e Aureliano avessero avuto rapporti con alcune druidesse.
Di Aureliano, ad esempio, 
ci racconta che consultò le druidesse di Gallia per sapere se il grande Impero sarebbe rimasto in mano ai suoi discendenti:

Aureliano un giorno consultò le Druidesse di Gallia per chiedere loro se l’Impero sarebbe restato in mano ai suoi discendenti, ma quelle risposero che nessuno nello Stato avrebbe avuto un nome più eclatante di quello dei discendenti di Claudio.

Di questo dono profetico ne parla anche Lampride quando racconta che mentre Alessandro Severo stava per partire per la sua ultima battaglia, una druidessa gli urlò in gallico ammonendolo:

Puoi continuare il tuo viaggio, ma non sperare nella vittoria, diffida dei tuoi soldati.

Alesandro Severo fu assassinato in seguito proprio dai suoi soldati pretori.

Un’ulteriore testimonianza arriva da Tacito che ci parla della reputazione straordinaria del dono profetico delle druidesse che venivano spesso consultate dai romani. Proprio nelle Historiae (VI,65) ci narra di una völva della tribù dei Bructeri di nome Veleda, un’esperta divinatrice che divinava chiusa in una torre. Secondo Tacito, Velleda:

esercitava una vasta autorità, secondo un’antica testimonianza germanica per cui s’attribuiscono a molte donne il dono della profezia e qualità divine.

È innegabile il dono profetico delle druidesse e dei druidi che utilizzavano un particolare metodo divinatorio: le rune. La parola Runa significava segreto e il saper interpretare questo linguaggio antico voleva dire essere molto potenti e temibili.

 

 

Guerriere

 

Olga Kurylenko in “Centurion”

 

 

Proprio per la condizione gelianica della società celtica, la parità tra l’uomo e la donna poneva queste ultime nell’obbligo di assolvere al compito di andare in battaglia.
Molte di queste guerriere continuarono a combattere anche dopo la conquista dei romani fino a quasi l’anno 1000 come da tradizione. In Irlanda questa pratica obbigatoria venne abolita con l’arrivo del cristianesimo e l’attuazione dell’editto di Tara del VII secolo.

Non è escluso tuttavia che alcune druidesse partecipassero alla battaglia insieme ai druidi con le armi della magia, poiché Tacito ci narra di

donne vestite di scuro che con i capelli lunghi e sciolti al vento agitavano fiaccole.

La fama delle guerriere celtiche passa attraverso la storiografia come racconta Tacito:

Le Donne Celtiche in Battaglia, incitano, urlano e si dimenano, al proprio esercito che si sfalda, denudandosi il petto nudo, rammentando ai propri Uomini, la schiavitù alla quale andrebbero incontro se lasciassero la battaglia.

Anche Plutarco parlando dello scontro di Aquae Sextiae (Aix-en-Provence, 102 a.C) ci lascia una testimonianza di queste guerriere coraggiose che cacciano non solo i romani ma anche i celti vigliacchi:

Nella battaglia, si scorgono Donne Guerriere Celtiche che in mischia tirano fendenti mortali con asce e spade, strappando ai Romani lo scudo a mani nude, respingendo i Carri Romani.

 

Ovviamente queste donne a cavallo armate e coraggiose alimentarono l’immaginario delle Amazzoni, che si confusero sempre di più con le donne del mito norreno delle Valchirie.

 

La trasmissione dei druidi e delle druidesse

 

La storia delle druidesse è in parte legato alla storia della persecuzione femminile che sopraggiunse con l’arrivo del cristianesimo.
Le persecuzioni prima romane e poi cristiane non colpirono solo le druidesse ma anche i druidi. Quando la cristianità si accorse che il culto onorifico dell’antica Dea era ancora vivo, tentò con tutte le sue forze di distuggerlo disperdendo in parte ma non cancellando il sapere di questi antichi saggi.
Si può concludere che come è avvenuto in Sardegna così anche in Irlanda furono mantenuti intatti i tratti pagani. Molte tradizioni e santi assunsero pian piano i connotati e i caratteri degli antichi dei.

Questo suggestivo meccanismo di transfert oggi ci permette di conoscere parte di quelle tradizioni orali e di quei saperi. Una sapienza i cui templi non erano fatti di pietra ma erano i boschi stessi, e dove il Dio e la Dea erano in piedi, uguali, l’uno accanto all’altro. Un equilibrio straordinario dove madreterra stava al centro perfetto, in quell’eterno punto di incontro tra la preda e il suo predatore.

 

 

 

 

La splendida voce di Loreena McKennitt straordinaria icona della musica celtica

 

 

 

Bibliografia

Cerinotti, A. I Celti. Alle origini della civiltà d’Europa, Giunti Editore, 2005
G. Le Scouezec, Leggende della Bretagna misteriosa, Arcana, 2001
Institut Historique de France, Journal de l’Institut Historique, Volume I, 1854 [1],
Jean-François de La Croix, Dizionario storico de’culti religiosi, tomo III, [2]
Perini,S., Simboli e riti delle donne celtiche. Regine e dee al tempo di Artù, Edizioni Ester, 2013
Rutherford, W., Tradizioni celtiche, la storia dei druidi e la loro eredità culturale, Tea, 2000

Taraglio, R., Il vischio e la quercia, spiritualità celtica nell’Europa druidica, Età dell’aquario, 2014

Il druidismo e il femminile di Andrea Romanazzi, www.acam.it – Associazione culturale archeologia misteri

 

2 Commenti

Rispondi a Benedetta Sereni Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.