Femministe 3.0: le nuove streghe del mondo contemporaneo

Marzo 21, 2018 4369 Visite Caterina

 

Ci ho messo molto nel decidermi a trattare questo tema e a parlare di femminismo direttamente senza peli sulla lingua. Volevo affrontarlo con una lente nuova che vi mostrasse l’evidente continuità tra le femministe di oggi e le streghe di ieri.

La mia indecisione non era dettata da un qualche dubbio in merito al femminismo o da un’idea vaga su questa materia ma sul cercare di proporvi questo tema nell’intento di ampliare la consapevolezza

 

Cosa pensi del femminismo?

 

Provate a fare questo esperimento: chiedete alle persone intorno a voi cosa pensano del femminismo.
La maggior parte di loro giudicherà il femminismo duramente e ne prenderà 
distanza affermando di non odiare gli uomini e di non perseguire l’idea di supremazia femminileMa la maggior parte non saprà dare una definizione di femminismo e sarà convinto che questo movimento non serva più. 

In uno studio condotto del centro di ricerca dell’Università di Toronto, gli studiosi hanno affermato:

 

A nessuno piace una femminista. Le persone ancora sono aggrappate ai tipici stereotipi sulle attiviste femministe, stereotipi come “odiatrici di uomini” e “poco igieniche.

 

La parola femminismo per alcuni è come una parolaccia. Questo fatto determina una grave sconfitta in un tema di crescita sociale che coinvolge tutti. Ma il problema è che questa parolaccia per potersi esprimere ha bisogno di enormi spazi aperti nella mente e nel cuore.

 

illustrazione di Anna Padovani

 

 

Chi ha inventato la parola Femminismo…?

 

La parola femminismo fu inventata da un uomo.
Il primo che la utilizzò nell’accezione dei diritti delle donne fu lo scrittore Alexandre Dumas figlio nel 1872. Il suo intento però non era quello di parlare di diritti delle donne ma di sbeffeggiarle e ridicolizzarle.
Quando pubblicò il suo saggio Homme-Femme, ignorava quale sarebbe stata la portata di questa nuova parola:

 

Le femministe, chiedo perdono per il neologismo, dicono:
tutto il male viene dal fatto che non si voglia riconoscere
che la donna sia uguale all’uomo,
che devono avere la stessa istruzione e gli stessi diritti degli uomini

                                                                                          Homme-Femme, Dumas Fils, 1872

 

 Da questo momento in poi fu lecito chiamare ironicamente femministe tutte le donne che lottavano per i propri diritti ma in contro piede… furono le donne stesse ad autodefinirsi tali!

 

 

Inferiorità femminile, una condanna durata millenni

 

L’idea di inferiorità della donna va ricercata all’interno dei tre grandi poteri istituzionali: Famiglia, Chiesa e Stato.

Le sue fondamenta si trovano dapprima nella filosofia greca e in seguito nella legge romana. Fu quest’ultima a determinare il ruolo del padre all’interno della famiglia: padrone assoluto e signore della casa. 

Questi pregressi giudizi influenzarono molto i padri della Chiesa che accettarono questo assunto di inferiorità e ne fecero un punto di forza.

La prima sfida a questo potere costituito sopraggiunse dalle stregheLa ricerca storica ritiene verosimile che siano state uccise nell’arco di tre secoli tra i 7 e gli 8 milioni di donne (e bambine), che oltre che violentate furono torturate.
Le ragioni di questa persecuzione sono ben al di là delle false accuse di stregoneria e vanno invece ricercate nell’affermarsi di un potere che sfidava la tradizione.

 

 

La pattumiera storica delle donne

 

Dei molti momenti storici della lotta delle donne ci è arrivata poca memoria ma queste lotte non furono assenti. La maggior parte dei momenti di protesta furono gettati nella pattumiera della storia e ci sono noti per merito di coloro che scavarono fiduciosi tra i documenti dimenticati. 

 

                                                                                          Breve storia delle donne, Jacky Fleming, Corbaccio Editore

 

Le tracce le troviamo già nel 1600. Un esempio arriva dalla letterata francese Marie de Gournay che scrisse un saggio intitolato L’uguaglianza tra uomini e donne. Era il 1622 e le donne erano ritenute incapaci di pensiero.

Il tema femminile prese corpo con la marcia delle donne su Versailles; fu forse per la prima volta che le donne presero coscienza della forza della loro unione. Era solo il 5 ottobre 1789 e scoppió la rivoluzione francese.

Da quel momento in poi le donne rivendicarono una partecipazione attiva e chiesero a chiare lettere di essere liberate dal giogo culturale che le escludeva dalla vita pubblica.

Per la prima volta riuscirono a marciare in un solo fronte comune. Quest’unione femminile sarà alla base della forza inarrestabile del loro potere trasformativo. L‘inizio del femminismo.

 

  

Le Femministe: streghe del mondo contemporaneo

 

Come era già accaduto in passato per la caccia alle streghe, quando le donne rivendicarono il proprio potere personale, la società si premurò di denigrarle con nuove etichette. L’intento era il solito: sabotarne gli intenti e indebolirne le richieste.

Il femminismo e la stregoneria sono due linee estremamente affini e sovrapponibili, accomunate dalla stessa volontà di manifestare un potere personale che non passasse attraverso l’autorizzazione maschile.

Le streghe sfidavano la società patriarcale come donne selvagge, dissidenti, potenti. Erano pericolose perché nel pieno potere di se stesse e contro la tradizione, come furono le femministe.

 

Il potere delle streghe usava strumenti femminili sconosciuti al modello patriarcale che rifiutava i suoi due aspetti interiori maschile e femminile, in quanto focalizzato sull’esaltazione del maschio.
Questi poteri personali diminuivano l’obbedienza femminile, e usavano parametri diversi da quelli maschili, e dunque incontrollabili. Mi riferisco a criteri come la filosofia circolare, contrastante con la linearità maschile, l’intuito contravvenente al sistema logico-razionale, o l’imprevedibilità femminile.

Se nel medioevo la società venne convinta che le sagge medichesse fossero streghe perché pericolosamente sapienti, nel XX secolo le donne che lottavano per essere libere e colte erano femministe brutte, pretenziose e aggressive.
Cambiano i nomi ma non cambia la dinamica: le donne che esprimono il proprio potere devono essere screditate, offese e
indebolite.

 

Il potere patriarcale viene minacciato

 

Quando scoppiò la prima ondata femminista erano gli anni ’20 e le donne iniziarono a riunirsi, discutere e chiedere diritti politici, uguaglianza e suffragio.
La minaccia di queste richieste mandò in crisi il sistema patriarcale.

Gli uomini non accettarono la minaccia di vedersi sottrarre il potere da esseri inferiori, privi di intelletto e capacità. Decisi a osteggiarle, avviarono le campagne anti-suffragio. 

Nella campagna anti-suffragio le femministe vennero dipinte come donne poco appetibili, poco desiderabili, la cui massima aspirazione era odiare gli uomini, pretendere speciali trattamenti e prendere il potere.

Per il potere era difficile concepire la parità e acconsentire alla richiesta di essere indebolito.

L’energia delle lotte che scaldarono i toni, soprattutto negli anni ’60, diede occasione al sistema precostituito di dipingere le donne “contestatarie” quali donne insopportabili, brutte, violente e sbagliate.

Eppure le femministe lottavano perché tutti, uomini e donne, avessero le stesse opportunità. 

 

 

Il superamento del Matriarcato e del Patriarcato

 

 

Ancora oggi non possiamo evitare di pensare a una femminista come una donna frigida, arrabbiata, brutta, e aggressiva.

Locandina anti-suffragio. Vogliono schiacciare gli uomini

Questo giudizio è quello di una società che cerca di sopravvivere a una minaccia.

Le femministe, come le streghe, non lottarono per l’elevazione del matriarcato ma partirono da esso per ritrovare il proprio potere sottratto e aspirare al superamento del potere di genere.

Il femminismo è la ricerca di uguaglianza e umanità, è la volontà di una società composta da madre e padre, da maschile e femminile insieme.

Lo stereotipo della femminista è frutto di un’idea che contrappose la donna “vera” carina, domata, docile e asservita voluta dal patriarcato, con quella di donna “falsa” prepotente, brutta, violenta e disinibita. 

 

La rivoluzione del nuovo femminismo

 

Molte donne si rifiutano di definirsi femministe e gli uomini detestano questa parola perché credono che essere femministe/i significhi portare rancore agli uomini, opporsi e creare muri.

Voglio dunque proporvi la definizione di femminista di due diverse personalità.

La prima è Gloria Steimen, importante giornalista portavoce del femminismo degli anni 60/70, e la seconda è Chimamanda Ngozie Adichie, scrittrice nigeriana tra le personalità più influenti dell’epoca contemporanea

 

Femminista è chi riconosce l’uguaglianza e la piena umanità di donne e uomini.
                                                                                                     Gloria Steinem

 

Femminista: una persona che crede nell’uguaglianza sociale, politica ed economica dei sessi.
                                                                                                      Chimamanda ‘Ngozi Adichie

 

Ho scelto queste due definizioni perché credo che riescano a cogliere pienamente il succo del femminismo che mira a offrire le stesse opportunità e gli stessi diritti a uomini e donne.

Il femminismo aspira al raggiungimento della piena parità politica, sociale ed economica. Nella sua nuova forma recente, estremamente rivoluzionaria, ha preso sotto la sua ala svariate minoranze discriminate come i gay o le minoranze etniche oggetto di razzismo.

 

 

Il nuovo femminismo assume dei tratti nuovi rispetto a prima, si è dipinto di nuove prese di coscienza ed è entrato più a fondo nel ruolo psicologico della donna. È un femminismo più colto e si tinge di nuovi toni.

Gli obiettivi si rinnovano per colmare il divario di genere come la parità di salario, la trasformazione dello stereotipo femminile, la lotta a violenzafemminicidio (uomini che uccidono perché non accettano la libertà della donna) e infine il superamento del sessismo sotteso e mascherato.

 

 

Un femminismo intermittente

 

Non possiamo parlare di questo movimento come un qualcosa di statico e monolitico o sovrapporre ad esempio le femministe di oggi con quelle di ieri. 

Illustrazione di Libby Vander Ploeg

 

Essendo una corrente di pensiero sociale mobile (e non politica) che attraversa i diversi periodi storici, per questa sua particolarità ha la caratteristica di spegnersi e riattivarsi in relazione ai flussi del tempo e cambiare significativamente nei toni e nelle lotte.
Questo fatto rende infatti sciocco il giudizio aprioristico sul femminismo.

Il grande errore che fecero le femministe degli anni ’70 fu quello d trasmettere la loro rabbia verso il sesso maschile, che si accentuò nel rifiuto della maternità e dell’uomo. Ma soprattutto si chiuse all’essere donna. Questo punto di rottura col passato fu forse necessario e le successive ondate femministe si impegnarono nel guarire questo errore.

Il nuovo femminismo si guarda bene dallo sbandierare vecchi slogan dell’odiare gli uomini, inaccettabili  per le nuove generazioni. Parte del femminismo di oggi ha capito che è proprio negli uomini che può trovare i propri alleati.
Questo messaggio arriva molto forte dal femminismo americano e potrebbe rappresentare la rivoluzione della prossima quinta ondata femminista.

Nella maturità e fondatezza delle proprie richieste, nell’osservazione dei nuovi modelli educativi e nel fronte con gli uomini sta il grande potere del nuovo femminismo rivoluzionario.

 

 

Gli uomini: i nuovi alleati del femminismo

 

 

Le ragioni per cui ritengo il nuovo femminismo più colto è perché si sta rivelando capace di riflettere su molte questioni tra cui gli stereotipi di genere imposti dalla società patriarcale: la donna e l’uomo.

Infatti, proprio per la condizione di minoranza in cui si sono ritrovate le donne nei secoli, queste ultime sono più abituate all’autoriflessione circa il proprio ruolo e la propria posizione nella società (ruolo mai messo in discussione nel caso degli uomini).

Oggi il femminismo ha sollevato il mantello del patriarcato e sta mostrando come da un lato quest’ultimo abbia detratto, svilito e degradato la donna, e dall’altra innalzato, esaltato e idealizzato il maschio.

Come la donna etichettata debole e indifesa è stata privata della sua affermazione personale, anche l’uomo forte e imbattibile è stato privato della sua vulnerabilità e fragilità.

Da questo lavoro di autoriflessione reciproco si apre la strada del nuovo femminismo rivoluzionario.

La distorsione degli stereotipi di genere sta aprendo le coscienze a nuove visioni e convergenze che conducono ad una trasformazione del pensiero patriarcale dalla sua base portante perché un nuovo pensiero sociale si radichi.

Quando chiesero a Kelly Temple come gli uomini avrebbero potuto essere femministi e partecipare al femminismo lei rispose

 

Gli uomini che vogliono essere femministi non hanno bisogno di ricevere spazio nel femminismo. Devono prendere lo spazio che hanno nella società e renderlo femminista.

 

 

Cambiare la mentalità

 

Il sessismo è così annidato nelle nostre strutture sociali e nella nostra mentalità che è diventato invisibile ai nostri occhi.

Siamo inconsapevoli dei messaggi che comunichiamo con il nostro linguaggio, con i nostri gesti, con le nostre richieste. Siamo ciechi del diverso modello educativo che proponiamo a bambini e bambine. Rinforzando questo modello ci asserviamo a una cultura che seppur cambiata, mantiene saldi i suoi tratti patriarcali caratterizzanti.

Questo sessismo non è solo negli uomini ma anche nelle donne. Se c’è una possibilità di cambiamento è quella di aprire il nostro cuore alla comprensione di un valore superiore e andare oltre i nostri pregiudizi.

Solo quando metteremo in discussione l’educazione culturale trasmessa, ci si apriranno scenari inaspettati ed è allora che potremo lavorare per il cambiamento.

Credo fortemente che il ricongiungimento di madre e padre, e dunque il ritrovamento dell’armonia, possa resistituire quell’umanità perduta e necessaria per la guarigione del nostro pianeta. Donne e uomini uniti con un solo obiettivo.

 

 

 

 

 

1 Comment

  • Questa linea editoriale porta l’attenzione su un mondo. la censura dipende dal fatto che si tende a dare per scontata la convergenza di due storie al di fuori del momento particolare che è la cosidetta fase. Non si sbaglia. Questa non è la mia storia. Il femminismo è affdabile, certamente, quando una cosa non è mai esistita (allora fa male per questo a chi lo vive come ideale da condividere nella famiglai in cui non si mangia il pane dell’utopia… e anche quì vediamo che l’aspetto esoterico o comunque derivato dalla cultura neoplatonica entra anche nella storia della chiesa, a certi livelli, a certe altezze che rendono necessari riferimenti culturali precisi che non bastano quando si sente qualcuno stare male perché questa estetica, come estetica, lo rende frustrato) si passa dall’erudizione al bello e dal bello al vero per supporre il reale al di là del limite imposto dalla ragione. In qualche modo sono entrata in questa storia per motivi legati alla difesa dei contenuti di una rivoluzione nata dal bisogno di ritornare a casa, più che da quello d’imporsi nella storia. E già quì hai la ginestra di Leopardi, una realtà che mima l’ideale e che si dovrebbe realizzare attraverso una storia vera che risale alla vine degli anni settanta, ormai. Passando quindi dalla delusione storica che ha il volto di un’amicizia che non entra nella storia, ma serve a ricavare una figura per ricongiungere una storia all’altra. Alla fine. Non è la storia reale, ma una specie di emendamento aggiunto, una clausula. Il resto si sente ed è reale, si vede nei giudizi in cui nasce la simpatia verso qualcuno che non vuole sentire ragioni, e così deve essere. Non dobbiamo sentire ragioni. Ci dobbiamo imporre la chiarezza di visone e il rigore. Io non sono femminista. Dico che capisco il movente politico e so che possono esistere momenti isolati di convergenza pura che servono a spiegare il senso di una dottrina che si salva attraverso questo stile. E’ sbagliato parlare di censira perché in alcuni stati l’aspetto religioso viene affrontato con decisone. Questa storia non esiste. Esiste solo nel momento in cui si manifesta un entusiasmo fuori dal comune e si rendono possibili amicizie che sfumano quando viene meno il motivo che rafforza l’ideantità. Non esistono supplementari.

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