Indipendenza intellettiva femminile

Novembre 2, 2017 2189 Visite Caterina

Era il 1902 e G.C. Beresford era un semplice fotografo. In quel fortunato giorno entrò nel suo studio una giovanissima ragazza, era Virigina Adeline Stephen, a cui scattò una foto che fu destinata a divenire l’icona assoluta della grandissima scrittrice Virignia Woolf (vedi sopra) autrice del saggio una stanza tutta per sé 27 anni dopo.

Oggi A Room of One’s Own resta un testo di straordinaria attualità che toccó a dovere la questione della condizione femminile e travolse l’opinione pubblica dell’epoca.
Virginia Woolf come i piú straordinari intellettuali seppe portarsi avanti nel tempo anticipando un’epoca invisibile ai più per almeno cinque decenni.

Non proprio Femminismo in Virginia Woolf

 

Non credo che parlando di Virginia Woolf si possa parlare propriamente di femminismo sebbene le tematiche da lei affrontate furono poi alla base delle lotte femministe che si accesero negli anni successivi.

Erano gli anni 30, a malapena inziava a percepirsi un’emancipazione vestiaria e della consapevolezza femminile che conosciamo oggi non se ne vedeva neppure l’ombra.

Le idee di Virginia Woolf erano di una persona ragionevole che credeva fortemente nei diritti indiscutibili dell’educazione dell’individuo.

Questa intellettuale fece luce sulla necessità di educare tutti allo stesso modo, uomini  e donne, affinché tutti potessero egualmente accedere alla conoscenza indiscriminatamente.

L’idea di un’uguaglianza tra uomo e donna in quegli anni era appena agli arbori con le lotte al voto delle sufragette e ci sarebbe voluto ancora molto tempo prima che i temi del femminismo assumessero una forma definita.

Nonostante ciò con il suo saggio fu di enorme ispirazione per la lotta all’indipendenza femminile che si accese in seguito, ecco perché questo saggio ha sapore di femminismo; tuttavia, se proprio si deve parlare di femminismo allora lo chiamarei pionierismo femminista.

 

Cosa serve per l’indipendenza intellettiva femminile?

 

La riflessione di una stanza tutta per sé va oltre l’analisi paritaria di genere e si condensa nella geniale immagine di una stanza e di una rendita, essenziali per l’indipendenza.

La stanza è intesa come un rifugio e un luogo della mente dal quale emerge l’estro creativo, mentre la rendita è il vero e proprio garante di questa autonomia intellettiva.

La stanza ha questa doppia accezione di luogo fisico e mentale in cui è necessario rifugiarsi per creare ma è sopratutto un bisogno, un’emergenza di affermazione che è nella donna ed è suo per natura; la rendita al contrario è un invito all’indipendenza della donna fino ad allora all’ombra dell’intelletto e delle economie maschili.

 

Le donne della letteratura e della realtà

 

Il nocciolo della questione secondo la Woolf lo si osserva durante l’epoca Shakespeariana dove c’era una netta distinzione tra le donne narrate in letteratura e le donne della realtá.

La donna pervade il mondo della letteratura apparendo quale personaggio mitico, risolutivo, decisivo per la narrazione. Eppure, sebbene fosse descritta come sposa amata e rispettata da re e conodottieri, nella realtá essa era pura merce di scambio che passava da padre in marito, priva di valore intellettivo e senza alcun diritto.

 

Emancipazione e libertà

 

Il “femminismo” di Virginia Woolf che non definirei dunque tale in senso stretto, combacia perfettemente con quella che oggi è l’emancipazione femminile intesa su piú livelli, e che verte prima di tutto sull’idea che la donna ha di se stessa, del suo valore, della libertá, e della sua posizione nella societá.

E se la stanza rappresenta la nostra libertá, quante volte rinunciamo ad essa senza considerare il nostro bisogno di affermazione?

Quante volte ci rifugiamo in idee e comportamenti appartenuti alle nostre nonne o alle nostre madri senza il coraggio di entrare in noi stesse e farci valere?

Quante volte rappresentiamo il giardino della coppia invece che la rosa?

Questa stanza è un riscatto di libertà per quelle donne che non possiedono un luogo fisico e mentale dove il proprio talento ha valore e considerazione. È un invito a conquistarlo dentro se stesse.

Questa stanza siamo noi con il coraggio di essere intellettivamente liberi,e questo luogo si manifesterá solo quando assumeremo ciò che siamo e daremo fiducia a noi stessi senza condizionamento.

Questo saggio è la metafora di una libertà che non dovrebbe mai attendere ne mettersi in coda.

Ho accolto questo regalo di Virginia Woolf per trasmetterla ancora con le sue parole, la sua lucidità e il suo coraggio, con l’augurio che possiate scoprire mille Virginia dentro voi stessi, magari proprio in una stanza in cui rimanere intrappolati dalla lettura di questo meraviglioso saggio.

Una grande stanza vuota e libera, da riempire con ciò che siete.

 

Perché io credo che se viviamo ancora un altro secolo – parlo della vita comune, che è la vera vita, e non delle piccole vite isolate che ognuno di noi vive come individuo – e riusciamo ad avere cinquecento sterline l’anno, ognuna di noi, e una stanza propria; se abbiamo l’abitudine della libertà e il coraggio di scrivere esattamente ciò che pensiamo; se usciamo un attimo dalla stanza comune di soggiorno […]; se guardiamo in faccia il fatto, poiché si tratta di un fatto, che non c’è un solo braccio al quale appoggiarsi, ma che dobbiamo fare la nostra strada da sole e che dobbiamo essere in relazione con il mondo della realtà e non soltanto con il mondo degli uomini e delle donne, allora si presenterà finalmente l’opportunità, e quella poetessa morta, che era sorella di Shakespeare, ritornerà al corpo del quale tante volte ormai ha dovuto spogliarsi.

da Una stanza tutta per sé,
Virginia Woolf, 1929 

 

Buona lettura!

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1 Comment

  • E come primo libro consigliato trovo Una stanza tutta per me… che meraviglia! A proposito di quello che dici nella pagina dove ti presenti, le streghe non dovrebbero vergognarsi di essere ciò che sono, lo dice una tipa che ha il nome di una delle tante ragazze messe al rogo a Salem. Un abbraccio!

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